Abdulino va alla guerra
La Commedia dell’Arte ha sempre un grande fascino sia per il pubblico sia per gli attori che la portano in scena: l’utilizzo delle maschere che vivono il palco e la storia in prima persona attraverso il corpo dell’attore, che si presta come strumento attivo ad essere il mezzo fisico tramite il quale la maschera agisce sul palco, crea una magia particolare che vibra nello spazio dalla maschera stessa allo spettatore e incanta di tensione scenica anche il pubblico. Se poi, a questo, si aggiungono divertimento, simpatia, gioco e interazione col pubblico, lo spettacolo ha sicuramente la stoffa vincente. È ciò che è successo qui, al teatro-redazione Corte dei Miracoli di via Mortara 4 a Milano, con il brioso spettacolo Adulino va alla guerra, andato in scena in occasione del Milano Off FIL Festival dall’11 al 18 giugno 2017.
La bravura e professionalità degli attori della compagnia laziale Circomare Teatro – arrivati a cavallo di un minivan verde armati di palco mobile, attrezzatura, gentilezza, entusiasmo e voglia di divertirsi nel mostrare al pubblico milanese il loro dolcissimo spettacolo – ha subito conquistato gli spettatori della Corte dei Miracoli.
La storia di Abdulino, un giovane ragazzo ingenuo che si trova suo malgrado invischiato in una guerra al fronte decisa dai vertici della fantomatica città senza nome nella quale vive, è delicata e commovente, raccontata con grande sensibilità e frizzante giocosità. La particolarità di questo spettacolo è la verace spontaneità con la quale gli attori coinvolgono in prima persona il pubblico: la rottura della quarta parete è già di per sé abbastanza insolita negli spettacoli teatrali, ma in genere gli attori rompono la quarta parete rivolgendosi al pubblico dietro indicazione registica nel pronunciare alcune battute, monologhi e stralci di testo di importanza particolare. Ciò che ha fatto la compagnia Circomare Teatro è stato diverso: gli attori si sono svincolati dal testo e si sono rivolti al pubblico chiedendo l’opinione degli spettatori sugli eventi che stavano per accadere in scena, coinvolgendoli in maniera diretta e facendoli parte integrante dello spettacolo, pur nel rispetto del suo svolgimento e della storia che hanno tracciato.
Uno spettacolo che merita l’attenzione del pubblico e della critica, che racconta con gentilezza e poesia il cambiamento che avviene nelle persone quando si trovano a dover vivere una condizione di particolare pressione fisica ed emotiva (la cui metafora è, in questo caso, la guerra di trincea) e la forza interiore che ci vuole per mantenere la propria integrità e non cedere alla violenza delle reazioni. Intenso, gioioso, commovente e unico nel suo genere.
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